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___________________________________________ Storia della Città
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Adagiata
sulle colline meridionali dell'Etna, a metà strada tra il mare ed il vulcano, Pedara
offre a tutti la bellezza dei suoi paesaggi e la salubrità del suo clima. Il paese,
infatti, è adatto per percorrere un interessante itinerario culturale e naturalistico
che, partendo dal centro storico, può giungere con facilità fino ai punti più
panoramici del proprio territorio, là dove l'urbanizzazione si dirada e lascia spazio ad
una ricca vegetazione.Delle antiche origini sono rimaste ben poche testimonianze perché
sconvolgenti eventi naturali hanno cancellato ogni traccia del passato.La Comunità,
infatti, è stata chiamata a risorgere più volte, e con tenacia è stata sempre pronta a
ricominciare e a sfidare la natura ostile ma generosa, "ripiantandosi attorno attorno
o sullo stesso sito". |
Così, nel Settecento, uno storiografo locale esaltava
l'attaccamento della popolazione a questa terra e soprattutto al vulcano, la
"montagna" che da sempre affascina ed intimorisce, distrugge e crea, dal cui
fuoco i Pedaresi hanno sempre tratto nuova vita.
Un tempo l'abitato era situato più a nord dell'attuale; reperti molto antichi
testimonierebbero l'origine greca del luogo con tracce che si riferiscono anche al periodo
romano e ad epoche successive.
La storia di Pedara, intesa come comunità più omogenea, comincia a delinearsi dopo
l'arrivo del Normanni. Successivamente, nel 1388, il vescovo della
diocesi autorizzò gli abitanti a costruire la prima chiesa parrocchiale, dedicata alla
Vergine Maria. L'evento costituì la nascita di una delle prime comunità cristiane della
zona.
Durante il '400, però, a seguito di due catastrofiche eruzioni che
avevano sommerso i loro campi, i Pedaresi cominciarono a trasferirsi gradualmente più a
valle e nell'attuale sito diedero vita alla nuova Pedara.
Nel 1641, il casale, che era amministrato dal Senato di
Catania, fu venduto alla famiglia messinese Di Giovanni. Per circa 50 anni il paese visse
il periodo più florido della propria storia: diventando baronia, in breve tempo fu un
rilevante centro di attività economica e sociale e, di conseguenza, il più ricco ed
organizzato dell'Etna.
Risollevatasi con enormi sacrifici dopo i danni della terrificante eruzione del 1669,
qualche anno più tardi la popolazione fu di nuovo colpita duramente.
L' 11 gennaio 1693, il più violento terremoto che la storia locale
ricordi, in pochi secondi, distrusse molti paesi della Sicilia orientale, frenando
irrimediabilmente lo sviluppo di questa laboriosa terra. Anche a Pedara, ovunque, fu un
cumulo di macerie. Ed ecco, allora, comparire un grande personaggio, da tempo l'uomo di
fiducia dei Di Giovanni: don Diego Pappalardo, sacerdote pedarese e cappellano conventuale
dell'Ordine Gerosolimitano di Malta. Spirito geniale ed organizzativo, ricostruì in meno
di vent'anni e ben due volte la Chiesa Madre di Santa Caterina, oggi Basilica Pontificia,
ed incoraggiò gli abitanti per una rapida riedificazione del paese che poté concludersi
solo dopo oltre 10 anni.
Carestia e miseria segnarono l'ultima parte del '700 che vide
l'affermarsi della borghesia terriera.
L'abolizione della giurisdizione feudale siciliana del 1812 e la successiva riforma
amministrativa borbonica significarono per Pedara l'inizio di una nuova trasformazione.
Nel 1817, grazie al decreto emanato a Napoli dal re Ferdinando IV, il
paese divenne comune autonomo e la nuova realtà politica ed amministrativa permise alla
Comunità di emergere dall'oblio in cui si era trovata a seguito del grande terremoto.
L'Ottocento ed il Novecento furono caratterizzati soprattutto da un notevole sviluppo
urbano ed edilizio che, nel tempo, ha determinato la perdita di ampie aree agricole e
boschive e la conseguente creazione di nuove zone abitate.
©Salvo De Luca |
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