Don Diego Pappalardo (1636-1710), sacerdote: è unanimemente considerato il
figlio più illustre di Pedara, essendo stato un grande mecenate ed artefice di
straordinarie imprese. Contribuì in prima persona e con grande ingegno alla rinascita del
paese dopo il disastroso terremoto del 1693 ed alla costruzione della basilica di S.
Caterina. A lui è intitolata la piazza principale di Pedara.
Ludovico Pappalardo
(1668-1742), storiografo: è grazie ad alcune sue opere se oggi Pedara conosce
parte del proprio passato.
P. Luigi Antonio
Faro (1755-1832), sacerdote carmelitano: fu un insigne canonista e per la sua
profonda umiltà e solida cultura nel 1819 papa Pio VII lo nominò Priore Generale
dell'Ordine.
Domenico Papardo
(1764-1839), barone: ultimo discendente diretto di don Diego Pappalardo, fu un
grande benefattore, avendo donato al Comune molti dei suoi terreni utili allo sviluppo e
all'urbanizzazione dell'attuale centro storico.
Dott. Alfio Pappalardo (1797-1863), medico: fu
illustre docente universitario di patologia generale, fisiologia e medicina legale ed
esperto in malattie infettive.
Dott. Alfio Faro
(1812-1881), medico: esercitò la professione ricoprendo per qualche tempo anche
la carica ufficiale di medico del Comune. Si distinse sempre per il servizio reso
soprattutto ai poveri.
Filadelfo Faro
(1813-1883), avvocato: fu un eminente giureconsulto ed illustrò il Foro di
Catania con la sua dottrina ed attività. Diverse volte nominato deputato alla Provincia,
nel 1867 fu eletto anche al parlamento nazionale.
Giuseppina Faro
(1847-1871), Serva di Dio: fin da piccola si dedicò ad opere di carità
sostenuta dall'ambiente familiare. Il suo amore per i poveri fu sconfinato e, nonostante i
nobili natali, non si vergognava mai di soccorrerli. È in corso la fase romana del
processo di beatificazione.
P. Alfio
Barbagallo (1856-1910), sacerdote: rettore della chiesa di S. Antonio Abate
fu stimato dai Pedaresi per la sua umiltà e generosità. Fu il più insigne cooperatore e
benefattore dell'Istituto Salesiano "San Giuseppe"
Antonino Toscano
(1887-1941), ammiraglio di divisione: pluridecorato per i suoi brillanti
successi militari, cadde da eroe nelle acque del Mediterraneo centrale a bordo
dell'incrociatore "Da Barbiano", silurato da unità alleate (medaglia di bronzo,
d'argento e d'oro al V. M.).
Alfio Tomaselli
(1894-1937), primo capitano d'artiglieria: presente in diversi scenari
bellici dell'epoca, fu inviato in Spagna in occasione della guerra civile iberica,
perdendo la vita dilaniato da un colpo di mortaio mentre guidava i suoi soldati alla
conquista di una collina (medaglia d'argento al V. M.).
Mons. Francesco
Pennisi (1898-1974), vescovo: fu i primo pastore della diocesi autonoma di
Ragusa. È ricordato, oltre che per il suo intenso ministero sacerdotale e pastorale,
anche per la sua produzione di opere teatrali e letterarie.
S.E. Prof. Avv. Nino Papaldo (1899-1997), nacque a Pedara
il 19 aprile del 1899. Conseguita la laurea in giurisprudenza presso l'Università di
Catania nel dicembre del 1921, iniziò, nel luglio 1922, la carriera nella magistratura
ordinaria. Nel 1924 passò all'Avvocatura di Stato come sostituto avvocato. Nel 1930
entrò Referendario nel Consiglio di Stato; Consigliere nel 1934; Presidente di Sezione
nel 1947. In tale veste presiedette la Prima Sezione e poi la Quarta. Nel 1955, i colleghi
del Consiglio di Stato lo elessero Giudice della Corte Costituzionale della quale
esercitò le funzioni dal 1955 al 1967, conseguendo anche l'incarico di giudice sostituto
del Presidente. Tornato a capo della IV Sezione, venne quindi nominato Presidente del
Consiglio di Stato. In tale carica è stato messo a riposo, per limiti di età, nel 1965.
Scrisse il Codice Sanitario pubblicato nel 2002 e dedicò a Pedara "Le bizzoche del
mio paese". Morì a Roma nel 1997.
Antonino
Scandura (Pedara, 11.09.1904 - Roma, 24.12.1983), studioso eclettico, le sue
numerose pubblicazioni spaziarono dall'economia alla giurisprudenza, dalla storia alla
sociologia all'etnologia, avendo sempre al centro dei propri interessi il mondo islamico e
la cultura siciliana. La conoscenza dell'arabo (imparato sul campo durante la lunga
permanenza in Libia, Eritrea e Somalia), del francese e dell'inglese (appresi dal padre,
Gaetano Scandurra, sindaco e podestà di Pedara tra il 1916 e il 1944), connota i suoi
studi come fonte preziosa e originale di informazioni di prima mano per la comprensione
del mondo arabo. Laureato in Scienze Economiche e Commerciali (1925) e in Giurisprudenza
(1927), Segretario di Governo in Africa Orientale, fu membro permanente dell'Institut
International de Sociologie, collaboratore dell'UNESCO per l'Italia quale esperto di
scienze sociali in Africa e Direttore Generale del Ministero dell'Agricoltura e delle
Foreste.